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martedì 7 febbraio 2012

Mi hanno chiamato

ierisera dall'ufficio per andare due ore questa mattina (che ovviamente sono quasi raddoppiate) e due ore nel pomeriggio per emettere i documenti necessari alla spedizione degli ultimi macchinari. Di primo acchito avrei voluto darmi malata perchè mi sembra davvero una presa in giro avermi tenuto a casa per più di un mese, aver fatto organizzare dall'esterno tutta la parte logistica (che era di mia competenza) e chiamarmi solo per emettere due documenti che basta premere un tasto del gestionale ed inserire due numeri per farlo. Poi mi sono detta "e cosa cambia?". E così, forse per il solito senso di responsabilità e la professionalità che mi contraddistingue (non è falsa modestia ma un dato di fatto che nessuno credo possa negare), mi sono presentata come richiesto, nonostante il freddo pungente anche in ufficio. Quello che mi ha sospreso è stata la totale indifferenza che ho provato nel rientrare dopo un po' di tempo in quello che è stato il luogo dove ho passato la maggior parte delle mie giornate negli ultimi 28 anni. La desolazione totale, le solite litanie della collega, il completo smantellamento di un'importante realtà lavorativa mi hanno suscitato solo completa indifferenza. Se da un lato questo non è un buon segno dall'altro è invece un passo importante verso il completo distacco di questo "cordone ombelicale" lungo una vita che sarà definitivo appena riceverò la lettera di licenziamento perchè sono certa che solo a quel punto mi sentirò davvero "libera" e proiettata verso il nuovo che verrà.
Adesso devo ritornare là e sarà meglio che vada...

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